REGGIO CALABRIA - CONCORSO AD INVITI IL WATERFRONT DELLA CITTA' - PROGETTO AMMESSO ALLA SECONDA FASE - 6° CLASSIFICATO
anno: 2008 |
importo gara: 35.000.000 Euro |
categoria: I°d |
con: Ingegneria & Servizi Srl. |
committente: Provincia di Reggio Calabria |
ruolo: Capogruppo |
esito: invitato alla seconda fase - 6° classificato |
Le
aree indicate per la localizzazione del Centro polifunzionale e del
Museo del mare, confermano l’interesse della Amministrazione a
continuare l’opera di recupero del lungomare, interessando due zone
poste sul margine dei confini storici della città, compresa sin
dell’età greco-romana tra la foce dei due torrenti. Aree non
marginali, ma antica sede di fortificazioni: il Centro polifunzionale
si pone sull’area dove anticamente sorgeva il “Castelnuovo”,
sull’antica foce del torrente Calopinace; il Museo del mare si pone
su un’area prossima ad un’altra fortificazione (bastione S.
Francesco), ben visibile in una nota stampa che riproduce la città
subito dopo il disastroso terremoto del 1783.
Il
Masterplan considera il rapporto delle due aree con la forte trama
viaria di Reggio, confermata e sviluppata - dopo il terremoto del
1908 - dal Piano De Nava: una compatta struttura ortogonale tessuta
intorno al lunghissimo asse Corso Garibaldi-via Amendola (2.960
metri), ruotata sapientemente una prima volta (Via Vittorio Veneto
tra Museo e Annunziata) e successivamente, con un angolo minore,
oltre l’Annunziata, con Via Santa Caterina e le tre strade
parallele, che si fondono a coppia nella Strada statale 18 e nella
Autostrada A1. Una trama in genere esattamente ortogonale, con
isolati piuttosto piccoli, con la particolarità della disposizione
su un piano fortemente inclinato, con le trasversali che mantengono
il loro allineamento fino a quando l’eccessiva pendenza non le
obbliga a rompersi su percorsi più accidentati.
Il
Masterplan propone lo spostamento di tutte le strutture di deposito e
supporto delle ferroviarie a valle dell’aeroporto, oltre il
torrente Sant’Agata, nella vasta pianura, libera da preesistenze,
che si stende tra la pista di volo e il mare, a quote tali da non
creare interferenze con i piani di atterraggio. Il depotenziamento
della “linea Jonica” rende probabilmente sovradimensionati gli
impianti attuali, mentre il loro spostamento in prossimità
dell’aeroporto potrebbe suggerire nuove strutture di interporto
agricolo -commerciale, punto di scambio tra gomma, ferro e aereo per
l’inoltro rapido dei prodotti orticoli e floro-vivaistici della
zona.
Questo
spostamento libererebbe una vastissima area (circa 35 ha) a valle di
Sbarre, aprendo un fronte a mare di circa 1500 metri, con una
profondità media di 300 metri. Un’area equivalente per dimensione
all’intera zona centrale di Reggio, dalla stazione alla via 2
settembre, dal lungomare alla via Aschenez. L’alto valore
commerciale dato dalla posizione e dalla dimensione di questa area
urbana rende possibili varie ipotesi di trasformazione, attuabili
attraverso una Società di trasformazione urbana (STU) o altri
strumenti di ingegneria finanziaria che le attuali leggi mettono a
disposizione delle Amministrazioni pubbliche.
In
questa fase il masterplan
si limita a proporre i modi di liberazione dell’area, non avanza
ipotesi formali e funzionali sulla sua destinazione d’uso; si
limita a riportare la strada lungomare indicata dall’Amministrazione
comunale e a disegnare una serie di possibili strade trasversali,
tutte rigorosamente ortogonali a via Galilei e parallele tra loro,
secondo il modello storicamente affermato a Reggio.
Il
Masterplan individua nel fronte urbano di Sbarre sul Calopinace un
altro elemento da utilizzare per costruire la forma urbana della
città. Indica pertanto le aree ancora disponibili per una
progettazione architettonica coerente e coordinata. In particolare,
la struttura del Carcere non può essere più mantenuta nella attuale
condizione, sia per la vetustà (e il sovraffollamento) dell’edificio
che per la sua collocazione tra le case che, ampliandosi la città,
sono dilagate oltre il torrente, spesso sostituendo i villaggi di
baracche frettolosamente edificati dopo il sisma del 1908.
L’area
del carcere e le aree circostanti sono connesse con Piazza Garibaldi
- la piazza della Stazione centrale - da due brevi strade (Aspromonte
e Caprera) che possono essere segnate e rese riconoscibili da una
opportuna alberatura e da una eventuale pedonalizzazione. Il Piano
presentato propone di scavare un piano interrato sotto l’attuale
Piazza Garibaldi, formando un parcheggio di circa 400 auto,
direttamente connesso con la stazione. La piazza assume una diversa
configurazione e scende con un’ampia scala al piano interrato che
si sviluppa sotto la attuale stazione con la stessa ampiezza della
piazza, si estende sotto i binari e prosegue affacciandosi su
un’ampia piazza esterna, posta a la quota di 1 metro circa, di
fronte a un punto di imbarco servito dai mezzi di servizio della
seaway,
punto di possibile approdo di aliscafi o altri mezzi veloci da e per
la Sicilia, costruendo così un luogo urbano e un punto di
interscambio collegabile facilmente via ferro con l’aeroporto,
nell’ambito dei lavori di spostamento e costruzione del nuovo
interporto. Sotto la stazione si possono trasferire tutta la serie di
attività (commerciali, culturali, di tempo libero ecc.) secondo il
modello operativo della Società Grandi Stazioni, riportando la
Stazione centrale a luogo urbano primario non solo per la sua
architettura (il progetto è di Angelo Mazzoni) ma anche per le nuove
funzioni che essa può assumere.
Oltre
le strutture del Centro polifunzionale, collegata a questo da un
breve percorso pedonale alberato di circa 100 metri, una piccola
darsena, parzialmente scavata nel litorale, ospita le piccole
imbarcazioni da diporto a vela, attualmente tirate a secco in un
vicino e poco protetto punto della costa. Questo spazio portuale può
essere attrezzato per ospitare eventi velici internazionali. Filari
di alberi sono collocati in modo da riprendere gli allineamenti degli
isolati a monte (vie Tripepi, Lemos, Tommasini, Gulli), riportando a
valle della ferrovia i loro allineamenti, leggermente ruotati
rispetto alla esatta ortogonalità delle altre strade trasversali
tese tra il lungomare e corso Garibaldi.
Le
strutture del Lido confinano con quelle del Museo del Mare, separate
da queste dall’ultimo tratto del torrente Annunziata, che qui torna
a scorrere a cielo aperto, dopo aver costituito - con la sua
copertura, una ampia struttura viaria che, con il nome di Viale della
Libertà, conduce alle nuove facoltà di architettura, ingegneria ed
agraria, edificate di recente sui margini della fiumara.
Il
masterplan
riprende l’ipotesi (comunale) della nuova darsena turistica
prevista sul molo esterno del porto; e la completa con la
predisposizione di una struttura di club nautico, indispensabile
complemento di un approdo turistico. La struttura prevede un
conveniente numero di posti auto (circa 100 che si aggiungono a
quelli previsti dal progetto del Museo del mare), creando una zona di
accesso controllato e lasciando ampie parti della banchina libere per
i lavori di piccola riparazione e manutenzione da operare sul posto.
Vista la nuova destinazione, il piano prevede la rimozione dei binari
lungo il molo, incompatibili con la presenza degli approdi di barche
da diporto. Viene conservato, anche se leggermente ridimensionato, il
parco ferroviario ed il binario di carico sui traghetti, ritenendo
una opportuna precauzione lasciare la disponibilità di un punto di
imbarco ferroviario.
Sulla
parte esterna al molo, un pontile di attracco per i mezzi navali
della seaway
permette un facile e diretto accesso al delfinario e alle strutture
del museo; e permette di raggiungere la darsena turistica senza
costringere i mezzi a compire il lungo giro di ingresso al porto.